Dal Presidente Nazionale CSI - Massimo Achini
Per essere protagonisti di un “calciomercato al contrarioâ€
Don Lorenzo Milani diceva: «Se la scuola perde quelli lì (i difficili) non è più scuola.
Diventa come un ospedale che cura solo la gente sana». La stessa cosa vale per le società sportive. Desiderare e accettare solo quelli “bravi, belli e buoni†è una tentazione reale.
Un esempio. Francesco ha 15 anni, un’età importante e difficile. Ha la fortuna di avere fisico e talento, di essere uno di quelli che “sanno giocare alla grandeâ€. Per lui trovare una società sportiva non è un problema, l’unica difficoltà è scegliere dove andare a giocare perché le società sportive del suo paese fanno a gara per contenderselo e per illuderlo che potrebbe diventare un campione.
Claudio ha anche lui 15 anni. La stessa età importante e difficile. Solo che Claudio non è bravo a giocare ed è anche uno di quei ragazzi che rompono le scatole, che danno fastidio, che sono “maleducatiâ€. È abituato a vedersi sbattere le porte in faccia e a sentirsi dire «no grazie, abbiamo la rosa al completo». Il problema è che cosa fare con Francesco e cosa fare con Claudio.
La prevenzione è la forma più importante e significativa tanto nella sanità quanto nell’educazione. Eppure nel mondo esistono milioni di persone malate per mancanza di prevenzione, così come esistono milioni di ragazzi “non educatiâ€.
Bisogna pensare a società sportive che accolgono solo quelli “educatiâ€, oppure a società capaci di accogliere davvero tutti, a partire da quelli che nessuno vuole? Don Milani non avrebbe dubbi, come non li avrebbero San Filippo Neri e don Giovanni Bosco.
Dubbi non li ha nemmeno il Centro Sportivo Italiano. Da sempre le sue società sportive sono luoghi di vera accoglienza, aperti a tutti. Nessuno, mettendo piede in una vera società del Csi, si sentirà dire «da noi non c’è posto» o «te ne devi andare». Sogniamo spesso che da noi vengano a giocare i ragazzi più difficili e complicati. Non perché siamo masochisti, ma perché con loro la sfida educativa diventa ancora più appassionante. Sono ragazzi che hanno la voglia di giocare di tutti gli altri, la stesso bisogno di avere qualcuno che gli voglia bene. Sono ragazzi che forse solo nello sport possono trovare la strada per seguire i veri valori della vita.
Noi abbiamo la fortuna di avere allenatori e dirigenti competenti e preparati dal punto di vista tecnico e organizzativo, ma quasi sempre laureati in “traumatologia educativaâ€. È una laurea che non si prende in prestigiose università .
È una laurea da marciapiede, da spogliatoio, conseguita con anni e anni passati a “volere bene†a ogni ragazzo, una laurea illuminata dal desiderio di seguire (nel nostro piccolo) l’esempio di Gesù.
Accade così che, all’inizio della stagione sportiva, tante nostre società sportive siano impegnate in una sorta di calciomercato al contrario.
Tutti cercano quelli bravi, quelli che ti cambiano una partita. Vincere piace anche a noi, e se arriva qualche ragazzo che se la cava bene siamo felicissimi.
Però il colpo della stagione è andare a scovare quelli che nessuno vuole, che non giocherebbero da nessuna altra parte, che potrebbero creare un sacco di problemi e dirgli: «Dai, vieni a giocare da noi, abbiamo fiducia in te». Gli artigiani dell’educazione lavorano così. Un ragazzo alla volta, con fatica e impegno, per rendere più bella la sua vita.